Dismettere le USCA è stata una pessima idea. Lo avevo detto a fine aprile con un comunicato stampa e un’interrogazione purtroppo rimasta ancora senza risposta, torno a farlo oggi.
Leggi e regolamenti permettevano di tenere in piedi questo servizio fino al giugno 2022. Ciononostante, abbiamo assistito in queste settimane alla progressiva dismissione di queste Unità che in questi due anni si sono rivelate fondamentali sia dal punto di vista dell’efficacia che della tempestività dell’assistenza offerta ai cittadini. Ragioni di budget. Legittimo.
Meno legittimo è compiere questa scelta in un momento in cui, anche in Puglia così come nel resto d’Italia, i contagi da Covid 19 sono tornati a crescere e con l’ondata di calore e le crisi ataviche di personale nei nostri reparti di emergenza-urgenza, la mancanza di questo servizio si farà sentire, eccome.
Chi diceva che l’errore più grande che avremmo potuto fare dopo la pandemia sarebbe stato dimenticarne la lezione, aveva ragione.
Le USCA costavano troppo? Se ne poteva rivedere il modello, per esempio rimodellandole con un solo medico, o affiancandole con team di infermieri esperti dotati di attrezzature di telemedicina.
Quanto costa ora un paziente con la febbre che si presenta ad un pronto soccorso affollato? E quanto costa un ricovero che avremmo potuto evitare se solo ci fosse qualcuno che prescrive al paziente a rischio una confezione di antivirale?
Questi due anni di pandemia dovrebbero averci insegnato qualcosa. Anzitutto che se vogliamo “convivere con il virus” dobbiamo lasciarci alle spalle la sanità dei legacci burocratici. La sanità di domani deve essere molto più flessibile e reattiva. Perché il virus, quando decide di mutare, non chiede il permesso al Ministero delle Finanze.