Una mobilitazione democratica vuol partire dal profondo sud, dalla Provincia di Lecce con una doppia finalità, quella di ottenere verità e giustizia sulla morte del giovane ricercatore italiano, e quella di rappresentare con forza tutta la nostra riluttanza contro la violazione dei diritti umani ed ogni forma di tortura.
E lo facciamo, nell’ambito dell’autonomia riconosciuta dalla Costituzione, in forza del nostro impegno, sancito dallo Statuto dell’ente all’art. 2 comma 1 lettere d) e m), a contribuire all’affermazione dei principi che si ispirano ai migliori valori umani, alle più equilibrate condizioni di civiltà, all’esaltazione della solidarietà verso le persone più svantaggiate e bisognose, e a rafforzare i rapporti culturali e sociali con i popoli delle vicine sponde mediterranee, assumendo iniziative di cooperazione intercontinentale, anche per la promozione della cultura della pace e dei diritti umani. Impegni tutti scolpiti nelle linee programmatiche tracciate dal Presidente Minerva e poste a base del nostro operare politico-amministrativo.
Il ruolo poi, rimarcato nel programma, di cabina di regia e di ente di coordinamento porta anche a rivolgerci a tutti i comuni della provincia di lecce affinché condividano questo forte messaggio di democrazia e civiltà.
Molto probabilmente Lecce è stata la prima delle province a farsene portavoce, ma un plauso particolare va attribuito al Comune di Uggiano La Chiesa, qui rappresentato dal suo sindaco, che per primo in Puglia ha acceso il faro sulla vicenda e non sembra aver intenzione di affievolirlo.
Come noto, Giulio Regeni era un ricercatore dell’Università di Cambridge e si trovava in Egitto per realizzare il proprio dottorato di ricerca sui sindacati indipendenti egiziani. Scomparso in circostanze misteriose dalla città de Il Cairo il 25 gennaio 2016, venne ritrovato il 3 febbraio successivo barbaramente assassinato dopo giorni di torture. Le autorità egiziane hanno fin da subito fornito versioni contrastanti sulla sua morte, ma è più che fondato il timore di un loro diretto coinvolgimento in ragione delle attività di ricerca di Regeni.
Nell’aprile 2016 le forze speciali della polizia egiziana hanno arrestato il consulente egiziano della famiglia Regeni, presidente dell’organizzazione non governativa “Commissione egiziana per i diritti e le libertà”, con l’accusa di sovversione e terrorismo. Nel settembre 2017 il legale egiziano della famiglia è stato incarcerato con l’accusa di voler sovvertire il governo Al Sisi. Nel frattempo il Parlamento europeo a Strasburgo con una proposta di risoluzione ha condannato la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni e le continue violazioni dei diritti umani del governo di Al Sisi. E’ dell’altro giorno la notizia dell’imprigionamento del prof. Hosni noto intellettuale ed attivista politico, di cui si sconoscono le sorti, e dell’arresto di oltre 1.300 persone, tra cui giornalisti ed avvocati, nel corso di alcune manifestazioni di piazza anti-governative. E’ una escalation impressionante di repressione anti-democratica e di violenze umane che potrebbe portare gran parte del popolo egiziano ad abbandonare il paese, con tutto ciò che ne può derivare in termini di flussi immigratori.
Intanto con il passare del tempo vi è il serio rischio che la ricostruzione su quanto realmente accaduto a Giulio Regeni diventi sempre più complicata e, con essa, l’individuazione dei responsabili, a qualunque livello siano, della sua morte.
Ci rivolgiamo al Governo Italiano, ma anche a tutte le autorità internazionali, affinché non cessino lo sforzo per far piena luce sulla morte di Giulio Regeni. Sosteniamo con forza tutti coloro che, dall’interno del paese egiziano, con mille difficoltà e a costo della propria vita, stanno manifestando per i valori della libertà in tutte le sue estrinsecazioni. Esporremo lo striscione “VERITÀ PER GIULIO REGENI” sul balcone di palazzo Adorno ed organizzeremo e patrocineremo ogni iniziativa di sensibilizzazione.
Una particolare emozione ho provato nel parlare in videochiamata con la sig.ra Paola, madre di Giulio, eletta donna dell’anno 2016 dalla rivista D-la Repubblica delle donne, cui ho voluto partecipare l’iniziativa della provincia. Dai suoi occhi traspariva tanta sofferenza e commozione, ma altrettanta vibrante espressione e trasmissione di un messaggio universale di pace, giustizia e libertà, del quale ci sentiamo protagonisti della sua diffusione.