L’assenza dell’Amministratore Delegato di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, all’audizione convocata questa mattina dinanzi alla Commissione Attività Produttive del Consiglio regionale, rappresenta l’ennesimo schiaffo che questa azienda assesta alle Istituzioni del territorio, mancando di rispetto alla Regione Puglia e a tutti i suoi cittadini.
Siamo, ormai, ben oltre la soglia di tollerabilità.
Noi non sappiamo ancora che cosa ArcelorMittal voglia fare dell’impianto di Taranto e ci aspettavamo, oggi, delle risposte chiare e precise, in sede istituzionale, da parte dei vertici dell’azienda. Ma queste risposte non potevano certo arrivare dal Direttore delle Risorse Umane, Arturo Ferrucci, che ringraziamo per la presenza, ma le cui parole non possono bastarci.
Dobbiamo purtroppo prendere atto che per l’ennesima volta la multinazionale franco-indiana si sottrae al confronto, contribuendo in tal modo a creare ulteriore confusione. Così non si può più andare avanti, ne va della credibilità di tutti noi. Come ha spiegato nei giorni scorsi il Presidente Michele Emiliano, se ArcelorMittal pensa di abbandonare l’ex Ilva non può certo credere di poterlo fare impunemente, senza pagare il conto degli impegni non mantenuti, innanzitutto con il Governo italiano ma anche con la Regione Puglia, il Comune di Taranto e tutta la comunità tarantina.
Come ho ribadito con forza questa mattina nel corso dell’audizione, il presupposto di ogni attività non può che essere rappresentato dall’effettivo e concreto avvio dei previsti interventi di bonifica per l’area di Taranto, per cui si registrano ritardi insostenibili. Questo, poi, ci consentirebbe di raggiungere i due obiettivi che restano, per noi, prioritari: da un lato la salvaguardia dei livelli occupazionali, nel pieno rispetto degli accordi stipulati con Arcelor Mittal e, dall’altro, la realizzazione di un serio piano di decarbonizzazione del processo produttivo, senza il quale non è possibile conciliare salvaguardia della salute pubblica e prospettive economiche dell’azienda. Contrariamente a quanto sostenuto dal candidato presidente “renziano”, Ivan Scalfarotto, infatti, che ritiene si debba proseguire così, con Arcelor Mittal e con la produzione a carbone (che inquina e uccide), noi riteniamo che sia giunto il momento di cambiare radicalmente strada, attuando un grande progetto di ambientalizzazione del sito e di messa in sicurezza degli impianti per tutelare i lavoratori. Su tutto questo oggi ci aspettavamo risposte che non sono arrivate.
A questo punto torniamo a ribadire, dinnanzi a questo quadro, che se la produzione siderurgica rappresenta una priorità strategica per lo Stato italiano, è indispensabile che il Governo centrale valuti l’opportunità di entrare direttamente nella gestione dell’ex Ilva, anche temporaneamente, dal momento che solo in questo modo si potranno assicurare gli investimenti multimilionari necessari a risollevare le sorti dell’azienda, salvaguardando i livelli occupazionali e rendendo la produzione compatibile con la tutela della salute e dell’ambiente. Ogni altra ipotesi potrebbe rappresentare solo una lenta agonia non solo per un sito produttivo, ma anche per un intero territorio, con ripercussioni di carattere economico e sociale inimmaginabili. E tutto questo va fatto presto dal momento che la crisi che sta attraversando l’ex Ilva di Taranto (con la cassa integrazione, i ritardi nelle manutenzioni, i debiti non saldati nei confronti dei fornitori dell’indotto, ecc.) è profonda e sta portando a perdere importanti fette di mercato che potrebbero determinare una ulteriore diminuzione della produzione.
Il tempo delle parole e degli annunci è finito. Ora anche noi aspettiamo risposte da parte del Governo centrale.